Condotto uno studio sulla difficoltà nell’elaborazione delle parole irregolari o contenenti le doppie come espressione di dislessia e disgrafia.
Un equipe del polo friulano dell’IRCCS Medea e del Servizio di Neurochirurgia di Udine, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, ha condotto uno studio sulla difficoltà nell’elaborazione delle parole irregolari o contenenti le doppie come espressione di dislessia e disgrafia. Il lavoro, appena pubblicato sulla rivista Cortex, ha voluto testare il modello di lettura e scrittura a due vie, secondo il quale è possibile leggere e scrivere le parole per mezzo di due vie alternative elaborate da parti diverse del cervello: la via lessicale (ventrale), che permette accesso diretto al significato delle parole, e la via fonologica (dorsale), che permette la conversione grafema-fonema o rispettivamente fonema-grafema.
I ricercatori hanno combinato i dati neuropsicologici con le più avanzate tecniche di mapping cerebrale, come risonanza magnetica funzionale, ricostruzione di lesioni e visualizzazione del tensore di diffusione, per studiare i network anatomo-funzionali coinvolti nella lettura e scrittura. Questo approccio multimodale è stato utilizzato su un paziente con una lesione localizzata nel lobo temporale che presentava – sia prima che dopo un intervento neurochirurgico – un deficit estremamente selettivo in lettura e scrittura che riguardava l’elaborazione delle parole irregolari e nella realizzazione delle doppie.
La maggior parte degli errori commessi dal paziente in scrittura erano sostituzioni di lettere, errori riguardanti la numerosità delle lettere (il paziente ad esempio scrivevagabia anziché gabbia oppure maccinare anziché macinare) ed errori di conversione dal fonema al grafema. Un pattern simile emergeva anche nella lettura, con una maggioranza di errori nel realizzare la sede corretta dell’accento delle parole di tre o più sillabe (che è l’unico tipo di errore nella lettura superficiale per la lingua italiana, visto che questa ha una corrispondenza grafema-fonema estremamente regolare, ovvero si legge come è scritto). Ebbene, i ricercatori hanno appurato che questo comportamento era legato ad una dissociazione tra le due vie di letto-scrittura: in particolare, la via di elaborazione lessicale era danneggiata, come evidenziato da un danno lungo il fascicolo fronto-occipitale e da una minor attivazione del network della via lessico-semantica ventrale rispetto ai soggetti di controllo; mentre la via di elaborazione fonologica era relativamente preservata, come evidenziato da una relativa integrità del fascicolo longitudinale superiore e da una attivazione del network che supporta la via dorsale pari ai soggetti di controllo.
“I nostri risultati enfatizzano l’importanza del fascicolo fronto-occipitale inferiore in lettura e scrittura e offrono una comprensione migliore dei substrati neurologici e funzionali coinvolti nel linguaggio scritto e, in particolare, nell’elaborazione di suoni e lettere che contengono le doppie”, commenta Barbara Tomasino, ricercatrice dell’IRCCS Medea.