Il test per la dislessia nei bambini potrebbe prendere in considerazione anche la comprensione del linguaggio, nei dislessici sembra infatti ci possano essere delle difficoltà sia nel linguaggio scritto che nel linguaggio orale. Fino ad oggi non ci si è mai resi conto di questo aspetto perché il cervello delle persone affette da dislessia evolutiva si ingegna e mette in pratica nuove strategie per migliorare la comprensione delle frasi. Queste nuove informazioni su uno dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) sono il risultato di un’indagine condotta da un gruppo di ricercatori dall’Università di Milano Bicocca in collaborazione con l’Irccs Eugenio Medea. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Developmental Neuropsychology (Developmental Dyslexia With and Without Language Impairment: ERPs Reveal Qualitative Differences in Morphosyntactic Processing – DOI: 10 1080 / 87565641 2015 1072536).
Chiara Cantiani, prima autrice dello studio, spiega che i dati raccolti dimostrano per la prima volta che i bambini con dislessia evolutiva, privi di alcun pregresso problema di linguaggio, presentano anche delle difficoltà nell’elaborazione del linguaggio verbale. Le nuove informazioni sono frutto di un’indagine che ha coinvolto 48 bambini con un’età compresa tra gli 8 e i 12 anni. Il campione preso in considerazione era costituito da 16 bambini con una diagnosi di sola dislessia evolutiva, 16 bambini dislessici che presentavano anche un disturbo del linguaggio e 16, come gruppo di controllo, senza problemi di dislessia o di linguaggio.
Mediante una tecnica non invasiva si effettuata l’analisi dei potenziali evento-correlati (ERPs), una risposta cerebrale (misurabile) che si forma direttamente come risultato di un pensiero oppure di una percezione. I ricercatori hanno analizzato quindi l’attività cerebrale dei bambini durante l’ascolto di frasi che in alcuni casi contenevano errori di accordo soggetto-verbo come ad esempio: “i bambini parla” o ” il nonno mangiano”. Nel corso dell’indagine è stato inoltre chiesto a tutti i bambini di fare il plurale di nomi di fantasia o di declinare dei verbi inventati come ad esempio “oggi ratoliamo”. I dati così raccolti hanno evidenziato che i bambini dislessici avevano delle risposte cerebrali anomale che caratterizzano una strategie cognitive qualitativamente differente per comprendere il linguaggio orale. In pratica sembra quasi che il cervello adotti un piano B per comprendere meglio le parole e il discorso.
Maria Teresa Guasti, coordinatrice dello studio e ordinario di linguistica presso l’Università di Milano-Bicocca, spiega che la dislessia viene diagnosticata di norma intorno agli 8 anni ma i problemi con il linguaggio orale possono essere rilevati già in età pre-scolare (da quando si inizia a parlare fino ai 5-6 anni). Riconoscere tempestivamente determinati disturbi permette un intervento precoce che migliora notevolmente i risultati e, di conseguenza, diminuisce considerevolmente i problemi per i bambini negli anni a venire. Inoltre, un problema con il linguaggio orale ha sicuramente conseguenze sulla lettura.