La rubrica Inside THERAPY analizza le resistenze che impediscono di fare la telefonata decisiva per iniziare un percorso di psicoterapia e stare meglio.
Dubbi, paure e credenze errate sulla psicoterapia
Da un po’ di tempo pensieri cupi si sono insinuati nella mente di Luca. Da quando è stato lasciato non è più lo stesso. Si sente un fallito, a trent’anni solo come un cane. Non sorride più, la vita è in bianco e nero e alzarsi la mattina gli è faticoso. Gli amici dicono che dovrebbe rivolgersi a un professionista, ma Luca è convinto che nessuno possa aiutarlo: parlare con un terapeuta non risolverà i suoi problemi.
Come Luca, c’è chi pensa che la psicoterapia sia inutile, semplice supporto oppure significhi scambiare quattro chiacchiere con qualcuno. Questo pregiudizio, però, preclude l’opportunità di cambiare la propria situazione e quindi di stare meglio.
La psicoterapia è infatti un percorso che promuove, attraverso strumenti e tecniche specifici, il cambiamento personale. Ovviamente implica il mettersi in gioco e non tutti sono disposti a farlo: a volte per paura che la psicoterapia possa riaprire vecchie ferite o che costringa a fare i conti con un passato doloroso oppure che possa scoperchiare un qualche vaso di Pandora.
E poi, cosa penseranno gli altri? Anche il timore di essere giudicati da familiari o amici come problematici, incapaci di risolvere le proprie difficoltà da soli può trattenere dal chiedere aiuto, così come l’idea, dura a morire, che dallo psicologo ci vanno solo i matti.
I matti o i deboli.
Devo farcela da solo è sovente l’imperativo categorico che porta a stringere i denti e andare avanti. Non sempre, però, si possiedono gli strumenti giusti per gestire la sofferenza. Si rischia così di mantenere vivo il problema o addirittura esacerbarlo, adottando inconsapevolmente strategie inefficaci o disfunzionali.
Anche la credenza, spesso illusoria, che il malessere sia passeggero è deleteria: nella logorante attesa di un deus ex machina che risolva il problema, si prolunga il proprio star male, senza rendersi conto che il deus ex machina siamo noi.
Tempo e denaro
Edoardo lavora come capocantiere per un’azienda edile e da anni soffre di depressione. Tutte le mattine esce di casa alle 7 e rientra alle 20. Due figli piccoli e una moglie a cui dedicarsi quando non lavora, poco tempo per sé stesso; figuriamoci per vedere un terapeuta.
Per chi vive una vita frenetica, impegnativa, senza un attimo di respiro, trovare un’ora da dedicare alla psicoterapia può sembrare un’impresa. Nonostante oggi esistano soluzioni efficaci, come la psicoterapia online, flessibili in termini di orario e che permettono di risolvere impedimenti logistici (es. il tempo perso negli spostamenti), la percezione di non avere tempo a sufficienza da dedicare a una psicoterapia o la difficoltà a immaginare come integrarla in una vita già di per sé piena di impegni possono scoraggiare l’inizio del percorso.
Inoltre la psicoterapia richiede un investimento non solo di tempo (Sarà un percorso lungo?), ma anche di denaro: Varrà la pena spendere questi soldi? Per quanto tempo dovrò farlo? sono preoccupazioni legittime.
La decisione di intraprendere un percorso di cura viene, così, vissuta come una scommessa su cui puntare o meno. E quindi, chiamo o non chiamo?
Iniziare una psicoterapia: una questione di motivazione
A volte la telefonata che potrebbe cambiarci la vita la fa qualcun altro al posto nostro oppure qualcun altro ci costringe a farla. La sedicenne Sara, che da due mesi mangia sempre meno e quando sgarra dalla dieta che si è imposta corre in bagno a vomitare, è stata trascinata dai suoi genitori in psicoterapia nonostante le sue proteste. Dario, invece, si ritrova seduto di fronte a un terapeuta dopo l’aut aut di sua moglie: ha minacciato di lasciarlo se non si fosse fatto aiutare.
In entrambi i casi il percorso comincia in salita, ma se riusciranno a trasformare la loro motivazione da esterna a interna, non sarà un’occasione sprecata.
Take your time, ma non troppo
Decidere di andare in terapia può essere una scelta immediata, così come un percorso lungo, costellato di dubbi, paure, preoccupazioni; di “oggi chiamo” che si trasformano in “domani”; di “Non mi serve aiuto” che vacillano man mano che passa il tempo; di telefoni riagganciati al secondo squillo perchè non si è ancora convinti.
Ognuno ha i suoi tempi per decidere di fare la telefonata che potrebbe cambiargli la vita.
Prima si deciderà a farla, minore sarà la durata della sua sofferenza.
Stare meglio si può, non vale la pena aspettare troppo.
Di Valentina Davi
Pubblicato il 03 Feb. 2025